la violenza degli oppressori, che li disumanizza, non instaura un'altra vocazione, quella di "essere di meno". l'essere di meno, come distorsione dell'essere di più, porta gli oppressi a lottare, prima o poi, contro coloro che li hanno resi "di meno". tale lotta ha senso solo quando gli oppressi, cercando di recuperare la loro umanità (il che è un modo di crearla) non si sentono ideologicamente oppressori degli oppressi, e non lo sono, di fatto, ma divengono restauratori dell'umanità degli uni e degli altri. ecco il grande compito umanista e storico degli oppressi: liberare se stessi e i loro oppressori. paulo freire
così ho cenato il 3 febbraio. e fatto cenare. a dire il vero anche pranzare il giorno dopo.
so bene di poter fare meglio. e che il meglio cui io posso pensare può essere superato.
per questo sono felice oggi. perchè forse ho davvero inaugurato una serena e catartica convivenza con la frustrazione.
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